venerdì 2 gennaio 2015

Seconda Domenica dopo Natale

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;  eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: "Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me".
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Conoscere e amare Gesù

La celebrazione dell'Epifania del Signore è un po’ la «sigla finale» del periodo natalizio. Questa festa non è il giorno dei saggi provenienti dall'oriente, bensì il giorno dell'apparizione o manifestazione al mondo. Il termine «epifania» deriva dal culto dell'imperatore considerato divino, salvatore, soprattutto nel giorno del suo primo mostrarsi alle genti, la sua Epifania, l'inizio nuovo della salvezza.
Dal bambino di Betlemme traspare la luce inaccessibile di Dio. Certo occorre un occhio capace di andare oltre la materialità delle cose e della corporeità dell'uomo. Per quanto riguarda Dio occorre avere cuori puri. Ha cuore puro chi ha la rettitudine dell'amore, chi aspira a ciò che è alto, nobile e santo. Occhi così vedono nelle cose Colui che le ha create e in Gesù il Verbo della vita.
I Magi avevano questi occhi e nel bambino hanno visto il Redentore. Anche noi siamo chiamati a mantenere puri gli occhi, se vogliamo contemplare le realtà divine. È possibile per noi, anche se fisicamente Gesù non è più con noi, attraverso la Chiesa nella quale risuona viva la parola, operi la grazia attraverso la liturgia e un popolo di Dio nasca e cammini  nel tempo. L'occhio deve essere puro e il cuore libero da ambizione, avidità, sensualità, paura, frastuono... da ciò che è terreno. Questo sguardo puro deve accompagnarci nella celebrazione eucaristica, nei rapporti interpersonali, negli eventi della vita. Allora nel mutamento possiamo scorgere qualcosa che resta, nell'egoismo un amore, nell'assenza una promessa, nella solitudine un'amicizia e tutto porterà un nome: Gesù Cristo. Dobbiamo chiedere con insistenza questo dono che è il dono dei doni: conoscere e amare Gesù Cristo.

PREGHIERA
O Gesù, con i tuoi santi Magi t'adoriamo,
con essi ti offriamo i tre doni della nostra fede
riconoscendoti e adorandoti quale nostro Dio
umiliato per nostro amore,
quale uomo rivestito di fragile carne
per patire e morire per noi.
E noi tuoi meriti sperando,
siamo sicuri di conseguire l'eterna gloria.
Ti offriamo i nostri doni della fede.
Con la nostra carità ti riconosciamo
sovrano di amore nei nostri cuori,
pregandoti che, nella tua infinita bontà,
ci degni gradire ciò che tu stesso ci hai donato.
Degnati di trasformare i nostri cuori
come trasformasti quelli dei santi Magi
e fa ancora che i nostri cuori
non potendo contenere gli ardori della tua carità
ti manifestino alle anime dei nostri fratelli
per conquistartele.
Il tuo regno non è lontano
e tu facci partecipare al tuo trionfo sulla terra
per poi partecipare al tuo regno nel cielo.
Fa che non potendo contenere
le comunicazioni della tua divina carità,
predichiamo con l'esempio e con le opere
la tua divina regalità.
prendi possesso dei nostri cuori nel tempo
per possederli nell'eternità.
Che mai ci togliamo da sotto il tuo scettro:
né la vita né la morte valgano a separarci da te.
La vita sia vita attinta da te a larghi sorsi di amore
per spandersi sull'umanità
e ci faccia morire a ogni istante
per vivere solo di te,
per spandere solo te nei nostri cuori.
S. Pio da Pietralcina