martedì 23 febbraio 2016

TERZA DOMENICA QUARESIMA C

 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».



Il peccato e il male

Perché c’è il male? Perché Dio lo permette? È un castigo per i peccati del mondo? Sono sempre attuali questi grandi interrogativi. E non stupisce che, partendo da fatti di cronaca del tempo, queste domande impellenti siano poste a Gesù.
Egli si distanzia dal pensiero ebraico, che vedeva un legame diretto tra il male e la punizione divina. È perentorio nel dire che chi è stato ucciso da Pilato non aveva più colpe degli altri. Così come le diciotto persone perite nel crollo della torre di Siloe, in una probabile disgrazia avvenuta in quel periodo. 
Piuttosto, all’origine del male c’è sempre un peccato umano. Quello di Pilato o dei costruttori della torre, che non la realizzarono a regola d’arte. O, nella prima lettura, la tirannia degli egiziani: le sofferenze del popolo avvengono «a causa dei sovrintendenti». San Paolo se la prende con l’infedeltà e la «mormorazione» che hanno portato alla disunione del popolo ebraico, con il conseguente sterminio. 
Da qui l’esortazione a lasciarsi ammonire dagli esempi del passato, da parte di Paolo, e l’appello deciso

GRAZIE PER L’OPPORTUNITÀ

Non ti ho mai ringraziato abbastanza, Signore,
per le opportunità che mi hai concesso con la vita,
possibilità che non sono per tutti...
ma tutti hanno le loro possibilità.

Ti ringrazio per l'opportunità
di osservare, udire, gustare e camminare.
Perché le bellezze della tua creazione
non mi sono precluse, ma mi invitano alla gioia.

Ti ringrazio per l'opportunità
di conoscere, imparare, riflettere e apprezzare.
Così mi posso rendere conto di quanto sono piccolo
rispetto alle ricchezze incredibili dell'universo.

Ti ringrazio per l'opportunità
di incontrare, condividere, accogliere, aiutare.
Non sarò mai da solo nell'affrontare le curve della vita,
perché gli altri sono un grande tuo dono per me.

Ti ringrazio per l'opportunità
di scegliere, decidere, attendere, sorprendere.
Mi hai dato in mano le chiavi della felicità,
compresa la possibilità di gettarla via.

Ti ringrazio anche, Signore, per le opportunità
che mi hanno fatto soffrire e imprecare.
Perché così ho apprezzato ciò che avevo perso,
impegnandomi per poterlo riconquistare.
Perché così ho potuto comprendere
chi è precario, debole, adirato o depresso,
chi rincorre il suo sogno e non l'ha ancora raggiunto,
chi attende un mio gesto per vivere la sua opportunità.      

Insegnami a scorgere ogni opportunità.
Insegnami a metterla a frutto.



L’uomo non è stato creato per rovinarsi la vita. Non si può neanche immaginare che, fornito di ragione, egli lo desideri. E tuttavia tutto sembra svolgersi in modo che ciò avvenga, a tale punto che si arriva a dubitare dei propri desideri di pienezza e perfino a negare la loro possibilità. Un fatto nuovo è accaduto nella storia, che “molti profeti e re hanno voluto vedere e non hanno visto, e udire e non hanno udito”. Una Presenza inevitabile, provocatoria, di un’autorità fino ad allora sconosciuta, che ha il potere di risvegliare nel cuore dell’uomo i suoi desideri più veri; un Uomo che si riconosce facilmente come la Via, la Verità e la Vita per raggiungere la propria completezza. Il momento è quindi decisivo, grave. Quest’uomo chiama tutti quelli che sono con lui a definire la propria vita davanti a lui. Ma c’è un’ultima e misteriosa resistenza dell’uomo proprio davanti a colui di cui ha più bisogno.
Bisogna quindi ingaggiare una battaglia definitiva perché l’uomo ritrovi il gusto della libertà. E Cristo lotterà fino alla morte, per dare “una dolce speranza e per concedere dopo i peccati la possibilità di pentirsi” (cf. Sap 12,19).
Ma non tentiamo di ingannarci. Ci troviamo nelle ultime ore decisive. Cristo può, in un ultimo momento di pazienza, prolungare il termine, come fa per il fico della parabola, ma non lo prolungherà in eterno!



 

Su Telepace Trento (canale 601)

Sabato 27/02/16 ore 13.15 e ore 20.30
Domenica 28/02/16 ore 13.15 e ore 20.45 
Lunedì 29/02/16 ore 10. 35
Martedì 01/03/16 ore 17. 10

* Il 50mo anniversario della "Gaudium et Spes"
* Musica e arte per la Quaresima nella Cattedrale di San Vigilio
* L'apertura della Porta Santa di Cavalese
* Squarciare il silenzio: una guerra contro un popolo

 

Molti, davanti alla crudeltà dell’Olocausto, nella catastrofe della Shoah, si sono chiesti dove fosse Dio. Papa Francesco, visitando il memoriale dello Yad Vashem, a Gerusalemme, citando la Genesi ha ribaltato la domanda: «Uomo, dove sei?». Gli individui o i gruppi che smarriscono l’umanità e il senso di comunione e di fratellanza creano disastri.
La morte in croce di Cristo e la sua discesa agli inferi certificano la vicinanza di un Dio che ha accettato fino in fondo il male. Ma l’ha anche vinto, definitivamente, aprendo la strada della risurrezione.