mercoledì 17 febbraio 2016

SECONDA QUARESIMA Anno C

 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Il sostegno della fede  
La vita di tutti noi, prima o poi, incontra momenti critici. Le prove e i disagi fanno parte della vita, ma in alcuni casi sembrano così pesanti da chiederci dove trovare la forza per affrontarli. A volte le legittime speranze sembrano non raccogliere mai i loro frutti. A volte i nostri piani sono sconvolti dall’inatteso.
Nelle letture di oggi, Gesù è ormai certo della sua passione imminente a Gerusalemme; San Paolo, tra le lacrime, rivede nelle vite dissipate i nemici della croce di Cristo; Abram dovrà attendere a lungo e continuare a fidarsi per vedere il compimento delle promesse di Dio.
La Parola di Dio usa immagini forti: terrore, oscurità, buio fitto, sonno, paura. Esperienze che ci accomunano tutti, in questa vita.
 Eppure, proprio tra le nubi, Dio è con noi. Egli è sempre fedele, non può tradire una promessa. Noi siamo fatti per la vita: il nostro misero corpo sarà trasfigurato in corpo glorioso, ricorda san Paolo. Il nostro destino è l’incontro con la gloria del Padre. Il futuro è dalla nostra parte. Ad Abramo, cui sembrerebbe impossibile avere un figlio, si prospetta una discendenza numerosa come le stelle. Ed è stato così.

E' il figlio mio, ascoltatelo!

Perdona, Padre,
per le parole di tuo Figlio che ho deliberatamente
accantonato, scartato, scordato.
Forse erano troppo dure da mettere in pratica,
o la mia cultura le aveva trascurate da troppo tempo.

«Chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti».
Perdona la mia vanità e la mia resistenza al mettermi a servire.
 «Di ogni parola vana che gli uomini diranno,
dovranno rendere conto nel giorno del giudizio».
Perdona i tanti discorsi inutili o taglienti, le parole false o offensive.

«Non accumulate per voi tesori sulla terra».
Perdona la mia avarizia o la semplice sfiducia nel domani.

«Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala».
Perdona la cattiva testimonianza, la mancanza di coraggio,
la ricerca del compromesso.

«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi,
anche voi fatelo a loro».
Perdona i peccati contro la fraternità, l’equità, la giustizia.

«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello,
e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?».
Perdona la facilità con cui tendo a scusare me stesso
e a giudicare gli altri.

«Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano».
Perdona la scelta più comoda dell’ignorarli.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
Perdona la scarsa considerazione che ho del tuo amore provvidente.


Aiutami, Signore, ad ascoltarti di più.
Permettimi di essere in cammino
e di poter gioire quando riesco a fare un passo avanti.
Come fai, senz’altro, tu.
 

Psicologicamente parlando, Gesù avrà sentito crescere l'angoscia dentro di sé. Forse per questo sale sul monte a pregare, intensamente. In questo tempo di ascolto di Dio, raccoglie coraggio e forza, nella certezza di una gloria futura, confermata da chi è già in quella gloria, Mosè ed Elia. La Quaresima è il nostro Tabor: il tempo per concentrarci sulle cose di Dio, per rilanciare la fiducia nel Signore lasciandogli il timone della nostra vita. Il tempo per prepararci alle notti di prova, sapendo che non finirà tutto lì.  
 
Nella Trasfigurazione, Gesù è indicato come la vera speranza dell’uomo e come l’apogeo dell’Antico Testamento. Luca parla dell’“esodo” di Gesù, che contiene allo stesso tempo morte e risurrezione.
I tre apostoli, vinti dal sonno, che rappresenta l’incapacità dell’uomo di penetrare nel Mistero, sono risvegliati da Gesù, cioè dalla grazia, e vedono la sua gloria. La nube, simbolo dell’immensità di Dio e della sua presenza, li copre tutti. I tre apostoli ascoltano le parole del Padre che definiscono il Figlio come l’eletto: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”. Non c’è altro commento. Essi reagiscono con timore e stupore. Vorrebbero attaccarsi a questo momento, evitare l’attimo seguente della discesa dalla montagna e il suo fardello di abitudine, di oscurità, di passione.
La Gloria, Mosè ed Elia, scompaiono. Non rimane “che Gesù solo”, sola verità, sola vita e sola via di salvezza nella trama quotidiana della storia umana. Questa visione non li solleverà dal peso della vita di tutti i giorni, spesso spogliata dello splendore del Tabor, e neanche li dispenserà dall’atto di fede al momento della prova, quando i vestiti bianchi e il viso trasfigurato di Gesù saranno strappati e umiliati. Ma il ricordo di questa visione li aiuterà a capire, come spiega il Prefazio della Messa di oggi, “che attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione”.
 
 
 
 
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