martedì 24 luglio 2018

DICIASETTESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO B

                             Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Tutti gli evangelisti ci riportano il racconto del miracolo della moltiplicazione dei pani. Si tratta di nutrire una grande folla di persone e di seguaci di Gesù, radunati sulla riva nord-est del lago di Tiberiade (cf. Mt 14,13-21; Mc 6,32-44; Lc 9,10b-17). Come dimostra l’atteggiamento dei partecipanti, essi interpretano questo pasto come un segno messianico. La tradizione ebraica voleva che il Messia rinnovasse i miracoli compiuti da Mosè durante la traversata del deserto. Ecco perché, secondo questa attesa messianica, si chiamava “profeta” il futuro Salvatore, cioè “l’ultimo Mosè”. Infatti, secondo il Deuteronomio, Dio aveva promesso a Mosè prima della sua morte: “Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò” (Dt 18,18). Ecco perché le persone che sono presenti durante la moltiplicazione dei pani cercano di proclamare re Gesù. Ma Gesù si rifiuta, perché la sua missione non è politica, ma religiosa.
Se la Chiesa riporta questo episodio nella celebrazione liturgica è perché essa ha la convinzione che Gesù Cristo risuscitato nutre con il suo miracolo, durante l’Eucaristia, il nuovo popolo di Dio. E che gli dà le forze per continuare la sua strada lungo la storia. Egli precede il suo popolo per mostrargli la via grazie alla sua parola. Coloro che attraversano la storia in compagnia della Chiesa raggiungeranno la meta di tutte le vie, l’eredità eterna di Dio (cf. Gv 14,1-7).


Il miracolo del pane

Assurdo. Questo penseremmo se qualcuno, davanti a oltre cinquemila persone, ci chiedesse di provvedere il cibo per tutti, in un tempo e in un luogo in cui non c’erano supermercati o venditori così forniti. Forse il ragioniere di turno (Filippo nel Vangelo odierno) ci aiuterebbe con calcoli precisi: non posseggono una cifra sufficiente. Un ragazzo sembra disposto a condividere i suoi cinque pani e due pesci: ma è così poco!
Gesù parte proprio da questo dono: è prezioso, Dio va benedetto e ringraziato per questo cibo e per la generosità di chi l’ha messo a disposizione. Poi inizia a distribuire «quanto ne volevano». E, miracolosamente, ce n’è per tutti. Tanto da poter raccogliere dodici canestri con i pezzi avanzati, perché per Gesù «nulla» deve andare «perduto».
Di fronte alla fame, alla povertà, alle crisi, abbiamo trovato mille ricette economiche e politiche, a volte attuate, a volte rimaste buone intenzioni, chimere, utopie. Gesù sembra ribadirci che Dio ha già provveduto a darci tutto il necessario, sulla terra, per i bisogni essenziali degli esseri umani. Compresa l’intelligenza e la creatività per trovare le soluzioni concrete adatte, come testimonia la moltiplicazione della produzione attraverso il progresso tecnico e scientifico. Ma nemmeno Dio, sulla terra, può e vuole fare a meno di quel ragazzo che compie il vero miracolo: la condivisione. La soluzione nasce proprio di lì.  


IN CERCA DI PANE

Cristo, oggi sono in cerca di pane,
il mio pane quotidiano,
quello che serve per la fame di oggi,
per passare di là oggi,
per avere la forza di remare
sotto la tempesta di oggi.
Il pane che non ha profumo se non di sudore,
il pane che non ha gusto, se non di vita,
il pane che fa stare in piedi,
che serve a camminare,
a remare, a vangare,
a combattere con fede, a morire in pace.
...«in principio era la Parola»
e la parola è il pane quotidiano
per ogni uomo che viene al mondo.
                
                                                                                                     (don Primo Mazzolari)


IL SASSO

La persona distratta vi è inciampata.
Quella violenta l'ha usato come proiettile.
L'imprenditore l'ha usato per costruire.
Il contadino stanco invece come sedia.
Per i bambini è un giocattolo.
Davide uccise Golia e
Michelangelo ne fece la più bella scultura.
In ogni caso, la differenza
non l'ha fatta il sasso, ma l'uomo.
Non esiste sasso sul tuo cammino
che tu non possa sfruttare
per la tua propria crescita.


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Sabato 28/07/18 ore 13.30 e ore 20.35
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Una cura di bellezza per la Cattedrale
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Pace