giovedì 12 luglio 2018

QUINDICESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO B

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano


Per mezzo dei suoi messaggeri, Dio ha preparato l’umanità, nel corso di una lunga storia, alla venuta di suo Figlio e alla rivelazione della salvezza da lui portata. Partendo dal popolo di Israele, il suo amore redentore doveva estendersi a tutti gli uomini. È il motivo per cui Gesù ha chiamato i Dodici a formare il nucleo del popolo definitivo di Dio e li ha fatti suoi collaboratori. Sono stati incaricati di vincere il potere del male, di guarire e di salvare gli uomini che avessero creduto al loro messaggio.
Solo una piccola parte del popolo di Israele ha creduto in Gesù e in quelli che egli ha mandato. Dopo la sua risurrezione, Gesù ha di nuovo mandato i suo discepoli e accresciuto la loro missione e i loro poteri. Da allora gli inviati di Dio si recano presso tutti i popoli per offrire agli uomini il perdono di Dio e la vita nuova.
Ma non vi è che una piccola parte dell’umanità che ha sentito l’offerta divina e ha trovato la fede nell’amore di Dio e nella sua salvezza. Oggi che sono state smascherate le ideologie moderne del razionalismo e del nazionalismo, del fascismo e del socialismo, che si sono rivelate false dottrine di salvezza, si è operata una nuova apertura per il Vangelo presso molti popoli e molti uomini. E noi cristiani siamo tenuti, in modo nuovo, a portare la nostra testimonianza al nostro prossimo: per mezzo della nostra preghiera e del nostro impegno personale. Da questa testimonianza dipende non solo l’avvenire dell’umanità, ma anche quello della comunità ecclesiale ed il destino di ogni cristiano.



In missione per conto di Gesù
 
Anche oggi capita di essere in missione per conto di altri: la propria ditta, la propria patria, il proprio superiore. Spesso si riceve un obiettivo chiaro e concreto, ma anche lo stile è importante, e spesso incarna la filosofia di chi ci ha inviato.
Nel Vangelo di Marco che leggiamo oggi, Gesù incarica i Dodici di guarire gli infermi e scacciare gli spiriti impuri (il male, nelle forme in cui si sarebbe incontrato) e di proclamare la necessità della conversione e della fede nell’avvento del Regno di Dio.
Lo stile indicato è però differente da quello di molti guaritori e predicatori: è sobrio e pieno di fiducia nella Provvidenza di Dio, dall’esterno è ben visibile che non ricerca l’interesse personale; è un annuncio svolto a coppie, perché la prima testimonianza è quella dell’aiuto reciproco e della collaborazione, nel regno dell’amore; è chiaro e determinato: è pronto ad andare altrove, se non accolto o ascoltato; ci sono altri che meritano questa possibilità, indipendentemente da come reagiranno a essa.
Tutti i cristiani hanno una missione da Gesù: si tratta di incarnare l’amore nell’ambito in cui la vita ci porta. Riusciremo ad assumere lo stile che lui desidererebbe? Gli altri saprebbero riconoscerci come cristiani, pur non sapendolo con certezza? Il Signore loderebbe i nostri atteggiamenti quotidiani? Se vogliamo essere suoi degni discepoli e portarlo davvero ai nostri fratelli, sono domande che ci dobbiamo proprio fare.


TU, ATTRAVERSO ME

All’angolo della strada c’è qualcuno, o Signore
che aspetta te che sei la vita.
Intorno alla tavola della famiglia c’è qualcuno
che aspetta te che sei l’amore.
Sul banco della scuola c’è qualcuno
che aspetta te che sei la verità.
Nella fabbrica c’è qualcuno
che aspetta te che sei la giustizia.
Nell’ufficio c’è qualcuno
che aspetta te che sei la porta.
Nelle miniere c’è qualcuno
che aspetta te che sei la luce.
Ma tu, o Signore, puoi essere ovunque presente attraverso me.
Conducimi su tutte le strade dell’uomo a seminare il tuo messaggio.
Fammi capire che devo essere presente,
non soltanto per vivere accanto ai poveri quanto per essere povero,
non soltanto per evangelizzare quanto per essere evangelizzato,
perché sei tu che, attraverso me, devi andare avanti
e io devo restare nell’ombra.

                                                                      (don Averardo Dini)



VANGELO VIVO

 «Tutto è partito da un tremendo pugno nello stomaco che ho ricevuto quando per la prima volta mi sono recato in Etiopia. I missionari mi fecero distribuire il pranzo di Natale. I bambini avevano fatto alcuni chilometri a piedi nudi per venire a prenderlo. Prima portata una patata, seconda portata un'altra patata. E per di più non sono neanche bastate per tutti. Alcuni di loro hanno dovuto ripercorrere la via del ritorno a stomaco vuoto. Non mi ero mai sentito così inutile e pieno di rabbia. Come uomo, come prete, non potevo far finta di non avere visto. Tanti turisti fan così: arrivano, si commuovono, distribuiscono qualche caramella e poi tornano a vivere sereni e contenti. Io invece ho pregato il Signore: "Fa' qualcosa per questi bambini, datti una mossa!". E Lui mi ha chiuso la bocca. "Io ho già fatto qualcosa per loro: ho creato te!"» (don Arturo).

Anche gli animali pregano…
 
O Signore, fa' che l'uomo, mio padrone,
sia così FEDELE verso gli altri uomini come io gli sono fedele.

Fa' che sia AFFEZIONATO alla sua famiglia, come io gli sono affezionato.

Fa' che egli custodisca ONESTAMENTE i beni che tu gli affidi,
come io onestamente custodisco i suoi.

Dagli, o Signore, un SORRISO facile e spontaneo,
come facile e spontaneo è il mio scodinzolare.

Fa' che egli sia pronto alla GRATITUDINE,
come io sono pronto a lambire la sua mano con la lingua.

Concedigli una PAZIENZA pari alla mia
che attende i suoi ritorni senza lagnarmi.

Dagli il mio CORAGGIO, la mia prontezza di sacrificare per lui tutto: ogni comodità e, perfino, la vita stessa.

Conservagli la mia GIOVINEZZA di cuore e la mia GIOCONDITA' di pensiero.

O Signore di tutte le creature: come io sono sempre VERAMENTE cane, fa che egli sia sempre veramente uomo.


Gli anni e i bicchieri di vino non si contano mai