mercoledì 4 luglio 2018

QUATTORDICESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO B


Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.


Nella storia, nel quotidiano più ordinario, il Dio eterno si fa prossimo dell’uomo. Attira la sua attenzione e gli invia dei “segni”: per esempio, facciamo l’esperienza inattesa del suo aiuto; incontriamo un uomo che testimonia di lui con forza. La sua preghiera ci coinvolge e noi “prendiamo gusto a essere con Dio”. Ascoltiamo la sua parola in modo nuovo. Scopriamo subito il suo intervento negli avvenimenti della nostra vita e scopriamo sempre più chiaramente il “filo conduttore”. Ma può accadere che talvolta percepiamo l’incontro con lui come una esigenza che ci disturba, che ci irrita e ci provoca. È necessario abbandonare la terra ferma, osar affrontare l’ignoto, forse cambiare.
E subito ricominciamo a fare questi ragionamenti: Perché dare un senso particolare a tale avvenimento? Non è piuttosto il caso a ordinare tutto, le leggi naturali come gli obblighi sociali? Perché prendere le elucubrazioni del nostro spirito come “messaggi di Dio”? Uno psicologo potrebbe spiegare meglio i diversi motivi delle nostre reazioni.
Il nostro io percepisce un rischio, e rifiuta, per pigrizia o per autodifesa. Peggio: la nostra vita prende allora una cattiva direzione.
Gesù viene nella sua città natale. L’interesse che suscita aumenta sempre di più. Il suo insegnamento suscita meraviglia. Da lui emana una saggezza indicibile. Ma molto presto l’attrattiva che egli esercita si altera: La gente è stupita: “Donde gli vengono queste cose? Non è costui il carpentiere?”, rampollo di una famiglia ordinaria? E trasmetterebbe una nuova dottrina? Annuncerebbe una esigenza?
Era certamente in gioco l’invidia. E soprattutto il “buon senso”.
È per questa ragione che i contemporanei di Gesù rifiutano di riconoscere l’azione di Dio nell’avvenimento. E non è tutto: deformano l’evento di Cristo e lo trasformano in “scandalo”, in una forza del male che spinge al peccato. Tale interpretazione “tenebrosa” finisce per rassicurarli, dopo una simile provocazione.
Ecco una tranquillità pagata molto cara! La fede in Dio e la redenzione in Gesù Cristo diventano inaccessibili. Invece, gli abitanti di Nazaret avrebbero dovuto rischiare di abbandonarsi. Soltanto colui che ha una relazione di intimità con il Redentore sarà salvato. Colui che si è blindato nell’autoconservazione rimane chiuso alla salvezza. E sospettare con cattiveria che l’attrazione di Cristo sia una tentazione contro Dio in realtà non fa che rassicurare il suo egoismo, per quanto “ragionevoli” possano apparire i suoi argomenti.



I profeti tra noi

 

I profeti nella Bibbia sono persone che parlano e agiscono a nome di Dio. Si sentono chiamati e inviati affinché il popolo si possa salvare, cambiando vita, ritornando alla giustizia, riconciliandosi con Dio. Non sono sempre entusiasti di questa missione: spesso in cambio ricevono insulti, persecuzioni, o quantomeno rifiuti. A volte cercano di ribellarsi a Dio, salvo poi riconoscere che per quell’incarico erano fatti.

Il Messia doveva essere il profeta per antonomasia, e non fa eccezione. Gesù deve constatare che nel suo paese e tra i suoi parenti non trova l’accoglienza piena di fede che trova altrove. Forse è una cosa umana: a Nazaret sono abituati a vederlo in un’altra veste, e non è così facile cambiare opinione su di lui. In realtà i suoi compaesani sono proprio coloro che hanno avuto più tempo per conoscerlo e apprezzarlo. È ovvio che la sua splendida umanità era già evidente fin dalla sua giovinezza.

In tutte le epoche, certamente, Dio manda i suoi profeti. Sono quelli che vivono secondo la sua volontà, col suo stile di amore. Spesso parlano con i fatti più che con le parole. E ci invitano a una vita pura, dignitosa, povera, generosa col proprio esempio. Sono le fiaccole che Dio accende per illuminare la strada della verità. A volte la loro religiosità non è tradizionale, ma la loro fede è profonda e il loro amore cristallino. I loro prodigi sono ordinari, ma noi siamo capaci di riconoscerli?

RIDESTA IL PROFETA IN NOI


Spirito Santo,
ridestaci all'antico mandato di profeti.
Dissigilla le nostre labbra, contratte dalle prudenze carnali.
Introduci nelle nostre vene
il rigetto per ogni compromesso.
E donaci la nausea di lusingare i detentori del potere
per trarne vantaggio.
Trattienici dalle ambiguità.
Facci la grazia del voltastomaco per i nostri peccati.
Poni il tuo marchio di origine controllata
sulle nostre testimonianze.
E facci aborrire dalle parole,
quando esse non trovano puntuale verifica nei fatti.
Spalanca i cancelletti dei nostri cenacoli.
Aiutaci a vedere i riverberi delle tue fiamme
nei processi di purificazione
che avvengono in tutti gli angoli della terra.
Aprici a fiducie ecumeniche.
E in ogni uomo di buona volontà
facci scorgere le orme del tuo passaggio.

                                                                                                       (mons. Tonino Bello)
VANGELO VIVO
 «L'autobus milanese sul quale mi trovavo passava per viale Papiniano. Alla nostra destra, le mura grigie di San Vittore. Un uomo disse: "Io butterei una bella bomba su questo carcere, così risolveremmo il problema". Accanto al cinico cantore della soluzione finale c'era una suora, con il crocifisso sul petto, che gli rispose: "Ha ragione, io farei lo stesso". E allora il mio autocontrollo andò in frantumi. Affrontai l'uomo dicendogli che doveva vergognarsi. E poi mi avvicinai alla suora: "Se la sua carità cristiana è a questo infimo livello, si tolga quel crocifisso dal petto. Al di là di quelle mura ci sono persone, esseri umani che magari hanno più dignità di tanti che stanno fuori". Quindi scesi dall'autobus per raggiungere il mio carcere, dove passo le mie giornate da trent'anni» (don Luigi Melesi).
 
 
Il mio tempo non è poi tanto prezioso.
Chi l'ha fatto non ce lo ha venduto
(M. Proust)
 
Telepace Trento
 
Sabato        07.07.18       ore 13.30 e ore 20.30
Domenica   08.07.18       ore 13.30 e ore 20.30
 
Questa puntata di Pietre Vive avrà un titolo unico:
"Il meglio di Pietre Vive"
 
 

"Se i tuoi occhi sono positivi, amerai il mondo.
Ma se la tua lingua è positiva, il mondo ti amerà.
L'amore di una donna è nelle sue azioni,
lei guarda con il su cuore e sente con i suoi occhi.
Una donna è la banca dove ogni membro della famiglia
deposita preoccupazioni, ferite e rabbia.
Una donna è il cemento che tiene unita la famiglia
e il suo amore durerà tutta la vita
                                                     Madre Teresa di Calcutta