Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Siamo noi a cercare Dio o e lui a cercare noi? Ancora prima che noi cominciamo a cercarlo consapevolmente, egli ci attira a sé, come un innamorato, tramite Cristo. La reazione giusta da parte nostra è di essere pienamente disposti ad ascoltare e ad imparare: “Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me”. Ciò significa seguire Cristo, poiché “solo colui che viene da Dio ha visto il Padre” e quindi solo lui può conoscere perfettamente la volontà del Padre e rivelarla. La vita eterna che noi tutti desideriamo dipende dalla fede in Cristo, da una fiducia e da un impegno costanti, che faranno cominciare la vita-risurrezione qui ed ora, garantendo la risurrezione dei corpi alla vita immortale. In attesa, i fedeli si nutrono del suo Corpo e del suo Sangue nella santa Eucaristia, costituendo a poco a poco in loro stessi una “riserva” di vita immortale. Se Elia o gli Ebrei dell’Esodo mangiarono del pane prezioso, noi mangiamo qualcosa di molto più prezioso: “Il pane che io darò è la mia carne”.
Alzati e mangia
Oggi la liturgia ci presenta il profeta Elia in un
momento cupo di disperazione. Il Nuovo Testamento lo ricorda come il profeta
per eccellenza, tanto che i contemporanei di Gesù identificavano la sua figura
con quella dell’uomo di Nazaret, visto che la Bibbia non ne racconta la morte,
ma il rapimento in cielo.
Elia fu il grande difensore del culto all’unico Dio,
dimostrando a rischio della propria vita che non è paragonabile ai falsi idoli
cananei. La regina Gezabele promette di ucciderlo e ad Elia non resta che
fuggire nel deserto. Dopo una giornata di cammino, stremato, si dà per vinto. «Prendi
la mia vita, Signore, perché non sono migliore dei miei padri», confessa
addormentandosi. Affidandosi totalmente al Signore, constata che Egli ha ancora un futuro per lui. C’è il sostentamento necessario al suo fianco. Deve soltanto alzarsi e mangiare. Elia lo fa, le forze ritornano, la speranza si riaccende. Saranno giorni e notti di cammino, le quaranta necessarie, ma la meta sarà formidabile: l’incontro con il Signore Dio, sul suo monte, al passaggio di una brezza leggera.
I momenti più complicati della vita possono essere opportunità di crescita e di svolta, se riusciamo ad affidarci a Dio, senza lasciarci abbattere dalla disperazione. Ci sono sempre le risorse per riprenderci e non sono lontane da noi. Bisogna però aprire gli occhi, alzarsi e raccoglierle. Poi continuare il cammino, perché finché siamo qui, la terra ha ancora bisogno di noi.
DAMMI OGGI IL PANE QUOTIDIANO
Dammi oggi, il pane quotidiano...
Il pane della speranza,
per dare speranza.
Il pane della gioia,
da poter spartire.
Il pane dell'intelligenza,
per varcare l'impossibile.
Il pane del sorriso,
da trasmettere agli altri.
Il pane della misericordia,
perché possa ricevere e dare perdono.
Il pane del dolore,
da condividere.
Il pane della grazia,
per non attaccarmi al male.
Il pane della fraternità,
per diventare una cosa sola con i miei fratelli.
Il pane del tempo,
per conoscerti.
Il pane del silenzio,
per amarti.
(Ernesto Olivero
VANGELO VIVO
Nel 1996
un uomo di Chiesa nato nel Trentino, vescovo di Locri, prende esempio dalle
colture dei frutti di bosco recentemente impiantate nella sua terra d'origine e
lancia un consorzio di cooperative che produce lamponi, mirtilli, more e ribes
tutto l'anno, in una terra povera che ora può dare lavoro a mille persone in
più. Ciò nonostante la 'ndrangheta ha provato ad avvelenare l'acqua delle
cisterne, facendo morire diecimila piantine; ma nessuno si è fatto vincere
dallo sconforto. Monsignor Giancarlo
Bregantini, prima di entrare in seminario è stato operaio a Porto Marghera
e in una fonderia di Verona: sa quanto sono importanti pane e lavoro, quanto
ogni giovane sottratto
Su Telepace Trento (canale 601)
Sabato 11/08/18 ore 13.30 e ore 20.35
Domenica 12/08/18 ore 13.30 e ore 20.35
Passo Vezzena, S.Em. Pietro Parolin
celebra S. Zita
La “camminata della fraternità” con
S.E. mons. Galantino
In ricordo dell’incontro tra Papa
Luciani e Ratzinger
“Nel segno di Padre Kino”Bondone, uno dei “Borghi più belli d’Italia”
I tre amici
Un tizio aveva tre amici. Un certo giorno fu invitato a
presentarsi davanti al giudice. Chiese ai suoi tre amici di accompagnarlo.
Il primo disse: “Non posso accompagnarti ma ti pagherò le
spese di viaggio”
Il secondo disse: “Non posso accompagnarti fino al cospetto
del giudice, ma solo fino alla soglia del tribunale”
Il terzo invece disse: “Puoi contare su di me, vengo con te
fino al giudice”
Sai chi sono questi tre amici?
Il primo è il denaro: quando moriamo paga le spese del
funerale
Il secondo sono i familiari. Ci accompagnano fino alla
sogliaIl terzo sono le opere buone: ci accompagnano fino al cospetto di Dio