giovedì 16 agosto 2018

VENTESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO B

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».


In natura, non ci può essere vita senza nutrimento. Il cibo, di origine vegetale o animale, di cui ci nutriamo, è stato vivente prima di essere consumato per mantenere in vita un altro essere, cioè noi.
Oggi, nel brano del Vangelo secondo Giovanni, Gesù affronta questo dato di fatto essenziale della nostra condizione umana, rovesciandone l’ambito di applicazione: noi dobbiamo nutrirci di lui stesso, della sua carne e del suo sangue, se vogliamo cominciare a conoscere la pienezza della vita. Mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue, noi ci nutriamo come non si potrebbe fare nell’ambito fisico.
Noi viviamo così per sempre: il cibo è diverso, così come diversa è la vita che esso ci dà. Questo nuovo tipo di cibo ha, sul credente, un effetto immediato (“ha la vita eterna”) ed è, nello stesso tempo, una promessa per il futuro (“e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”).
Quando ci nutriamo del cibo naturale, siamo integrati nel ciclo biologico; per mezzo della trasformazione delle leggi biologiche, invece, riceviamo la vita divina, siamo introdotti nella vita stessa di Dio. Come ciò che mangiamo e beviamo, assimilato, diventa parte di noi, così, ricevendo nel sacramento la carne e il sangue di Cristo, veniamo “incorporati” in lui.


Il dono dell’Eucaristia
 
Com’è il nostro rapporto con l’Eucaristia? È un rito o una necessità? Un obolo al Signore o un tempo per noi? Un fastidio o una gioia?
L’Eucaristia è presieduta da un sacerdote che non può fare a meno di veicolare il Signore tramite se stesso, le sue parole e il suo entusiasmo. Umanamente è facile trovarsi meglio o peggio con un prete, anziché un altro. Tuttavia il valore di questo Sacramento è comunque alto per quello che rappresenta nelle intenzioni di Gesù: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui».
La comunione con il nostro Dio è la linfa vitale per il nostro cammino, è nutrimento indispensabile per la missione della Chiesa e per l’umanità che realizza il suo desiderio: il suo Regno.
Ogni momento dell’Eucaristia è studiato per indirizzarci all’incontro con lui e tra di noi: dalla richiesta di perdono alla riconciliazione con il segno della pace; dall’ascolto della sua Parola alle preghiere che i santi ci hanno insegnato; dall’allegria dei canti dell’Alleluia e del Santo, al silenzio meditativo personale che segue la comunione.  
Dobbiamo tornare a innamorarci di questi gesti, sforzandoci di ascoltare, comprendere e assaporarne le parole, essendo presenti a noi stessi, ma soprattutto a Lui, che ha inventato tutto questo per rendere tangibile il suo Amore.    


ECCO IO SONO CON VOI

Sempre con noi mediante la santa Eucaristia,
sempre con noi mediante la tua grazia,
sempre con noi mediante la tua provvidenza
che ci protegge senza interruzione,
sempre con noi mediante il tuo amore...
O mio Dio, quale felicità! Quale felicità! Dio con noi. Dio in noi.
Dio nel quale ci muoviamo e siamo...
O mio Dio, che cosa ci manca ancora?
La santa Eucaristia è Gesù, è tutto Gesù!
Nella santa Eucaristia tu sei tutto intero,
completamente vivo, o mio beneamato Gesù,
così pienamente come lo eri
nella casa della Santa Famiglia di Nazareth,
nella casa di Maddalena a Betania,
come lo eri in mezzo ai tuoi apostoli...
Allo stesso modo tu sei qui, o mio Beneamato e mio tutto...
E facci questa grazia, o mio Dio,
non a me soltanto ma a tutti i tuoi figli, in te,
per mezzo di te e per te:
«Dacci il nostro pane quotidiano», dallo a tutti gli uomini,
questo vero pane che è l'Ostia santa,
fa' che tutti gli uomini l'amino, lo venerino, l'adorino,
e che il loro culto universale ti glorifichi e consoli il tuo Cuore.

                                                                       (Charles de Foucauld)

VANGELO VIVO

 «L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo». Parola di Carlo Acutis, un ragazzo cordiale e ironico, geniale nel programmare i computer, appassionato di videogiochi e di volontariato, svolto tra i clochard e nelle mense dei poveri. A 15 anni aveva una fede robusta, nutrita dalla Messa quotidiana e da tempi prolungati di adorazione eucaristica. «Siamo più fortunati noi delle folle di duemila anni fa: loro per incontrare Gesù dovevano andarlo a cercare nei villaggi mentre noi possiamo scendere nella chiesa sotto casa». Carlo è in Cielo dal 2006, quando una leucemia se l’è portato via in tre giorni. Da più parti oggi arrivano lettere e richieste di preghiere ai suoi genitori, e segnalazioni di miracoli eucaristici legati a lui. La Chiesa ha iniziato il processo che può portarlo a essere dichiarato santo.


I quattro figli

Un uomo aveva quattro figli. Egli desiderava che i suoi figli imparassero a non giudicare le cose in fretta, per questo, invitò ognuno di loro a fare un viaggio, per osservare un albero, che era piantato in un luogo lontano. Il primo figlio andò là in Inverno, il secondo in Primavera, il terzo in Estate, e il quarto, in Autunno. Quando l'ultimo rientrò, li riunì, e chiese loro di descrivere quello che avevano visto.
Il primo figlio disse che l'albero era brutto, torto e piegato.
Il secondo figlio disse invece che l'albero era ricoperto di gemme verdi e promesse di vita.
Il terzo figlio era in disaccordo; disse che era coperto di fiori, che avevano un profumo tanto dolce, ed erano tanto belli da fargli dire che fossero la cosa più bella che avesse mai visto.
L'ultimo figlio era in disaccordo con tutti gli altri; disse che l'albero era carico di frutta, vita e promesse.
L'uomo allora spiegò ai suoi figli che tutte le risposte erano esatte poiché ognuno aveva visto solo una stagione della vita dell'albero. Egli disse che non si può giudicare un albero, o una persona, per una sola stagione, e che la loro essenza, il piacere, l'allegria e l'amore che vengono da quella vita può essere misurato solo alla fine, quando tutte le stagioni sono complete.

Se rinunci all'inverno perderai la promessa della primavera, la ricchezza dell'estate, la bellezza dell'Autunno. Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile. Persevera attraverso le difficoltà, e sicuramente tempi migliori verranno quando meno te lo aspetti!
Vivi ogni tua stagione con gioia.