lunedì 20 agosto 2018

VENTUNESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO B


Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».


 Non è facile credere nel nostro mondo d’oggi.
La verità che ci è rivelata da Dio in Gesù Cristo, agli uomini e alle donne del nostro tempo appare spesso un “discorso insostenibile”, a cui non si può chiedere a nessuno dei nostri sapienti contemporanei di credere. Così è, per esempio, per la dottrina della presenza reale del corpo e del sangue del Signore nella santa Eucaristia. Essa sembra essere una sfida al buon senso, alla ragione, alla scienza. Noi diciamo: “Vedere per credere”, esattamente quello che disse san Tommaso: “Se non vedo... e non metto la mia mano, non crederò”. Gesù ci ricorda che il corpo di cui parla è il suo corpo risorto e salito al cielo, liberatosi, nella risurrezione, dai limiti dello spazio e del tempo, riempito e trasformato dallo Spirito Santo. Questo corpo non è meno reale del suo corpo in carne ed ossa, anzi lo è di più. Questo corpo risorto può essere toccato e afferrato personalmente da ogni uomo e donna di ogni tempo e luogo, perché lo Spirito si estende, potente, da un’estremità all’altra.
In Gesù Cristo e tramite Gesù Cristo, credere significa vedere e toccare: un modo di vedere più profondo, più vero e più sicuro di quello degli occhi; un modo di toccare più in profondità e un modo di afferrare con una stretta più salda di quanto si possa fare con le mani. Credere significa vedere la realtà al di là del visibile; significa toccare la verità eterna.
In questa fede e grazie ad essa, possiamo dire con Pietro; “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.



Da chi andremo, se non da te? 
 
Può succedere. Magari dopo una cocente delusione, una battaglia impegnativa, un lutto dirompente. O semplicemente come frutto di tiepidezza, con una disaffezione graduale, un dubbio latente o una nuova abitudine. Succede che i cristiani si allontanino, più o meno consapevolmente, dal Maestro di Nazareth, dalla propria religione o dalla fede vissuta.
Possiamo esser certi che Gesù non si scandalizza, né prende a odiarci. Pure ai Dodici si rivolse senza astio: «Volete andarvene anche voi?», ben sapendo che ci avevano pensato.
La verità, a volte, è dura e scomoda. Gesù non l’aveva addolcita né evitata. La sequela di Cristo è impegnativa, oggi come allora. E succede di vedersi in pochi, a volte, a mantenere fede alle promesse e a tornare a scommettere su un Dio che si eclissa, tanto da sembrare assente.
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Che bella la professione di fede di Pietro. Sì, ci è successo di interrogarci su di Lui. Ma in nessun altro abbiamo trovato quella forza mista alla tenerezza, quella coerenza e quella purezza, quella generosità e correttezza che ti fanno trasparente del Dio che tutti speriamo di veder esistere. In questo tempo terreno non abbiamo prove, ma soltanto indizi. Ce li faremo bastare, per tornare a correre risoluti verso la pace, la gioia, verso di Lui.   

 
SIGNORE, DA CHI ANDREMO?

Signore da chi vuoi che andiamo?
Dove troveremo quello che ci dai tu?
Chi ci potrà accogliere senza riserve,
a braccia aperte, sempre, come fai tu?
I soldi ci possono dare il benessere,
ma non ci possono dare la passione della vita.
La legge può condannare o assolvere,
ma solo tu Signore sai cosa c'è veramente nel cuore.
La vita di coppia può dare gioia e unione,
ma nessun affetto può spegnere la sete d'approvazione
e la ricerca infinita d'amore che ci portiamo dentro.
Lo psicologo può curare le mie ferite,
ma solo tu, Signore, mi puoi dire:
«Io ti perdono, va' in pace, tutto è cancellato».
Tu solo mi dici: «Va bene così, figlio mio.
Non ti preoccupare, ci sono io.
Non aver paura. Fidati di me».
Ma da chi vuoi che andiamo, Signore?
Solo tu hai parole di vita eterna.

                     
                                                                                             (don Angelo Saporiti)
VANGELO VIVO

«A una certa età ho perso la fede, ma di sicuro la fede non ha mai perso me». Giovanni Lindo Ferretti testimonia in pubblico la sua vita nuova, che è riscoperta delle sue radici, ritorno a casa. Quando la nonna gli insegnava le preghiere e lo esortava a comprendere quali fossero le sue colpe, non quelle degli altri. Giovanni ha attraversato i suoi tempi: la Chiesa vista come causa di tutti i mali, la mitologia delle rivoluzioni da fare in prima persona, il successo come leader di una rock band, ma anche gli amici persi nei meandri della droga e del terrorismo, il fallimento delle ideologie che non hanno portato il benessere promesso. Giovanni ha dovuto percorrere «la strada più lunga della vita, quella del confessionale». È tornato a vivere in montagna, in un mondo che «rispecchia il Creatore» ed è «a misura d'uomo». Ora la sua musica è offerta al Signore, non più nei CCCP  ma nei PGR (Per Grazia ricevuta). Un nome, una scelta di vita.     



La vita è un'eco: ciò che tu doni,
ti ritorna.
Ciò che tu semini, lo raccogli;
ciò che tu dai, lo ricevi,
e quello he vedi negli altri, esiste in te.
M. Teresa di Calcutta