mercoledì 19 settembre 2018

VENTICINQUESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO B

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».


Il santo battesimo ci ha inseriti nella morte del Signore, ci ha resi conformi al suo sacrificio. Questa è la radice della nostra esistenza cristiana, la sua sorgente profonda: il frutto deve essere l’umiltà, l’esistenza che ne sgorga deve essere un’esistenza donata nel servizio. È questo un punto centrale della vita cristiana. In essa, e dunque nella Chiesa, la logica delle “precedenze” è completamente rovesciata: il primo è colui che si fa il servo di tutti, come Gesù, il cui primato è stato posto dalla sua obbedienza ed immolazione sulla croce. La vera dignità è nella possibilità offerta all’uomo di imitare l’umiltà del Verbo Incarnato. Una conseguenza sconvolgente: il piccolo è il “sacramento” di Gesù e quindi in lui accogliamo il Padre

Elogio del servizio
Immaginiamo un dirigente di un’azienda in crisi che sia obbliga-to a mettersi a fare l’inserviente; un professore che si adatti a farsi le fotocopie e a pulire i locali della scuola; un presentatore tivù che passi a occuparsi di spettacoli di borgata o di oratorio... le definiremmo certamente carriere al contrario, e probabilmente saremmo quasi dispiaciuti per loro: «Poverini, non se lo meritavano!». Eppure certe professioni poco blasonate sono ancor più importanti di quelle altisonanti: nel momento in cui ci serve, quanto vorremmo un bravo e onesto idraulico, quanto è difficile trovare una badante a nostra misura...
Sono passati duemila anni, ma questa è una delle idee di Gesù meno accolte dal pensiero comune: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo e il servitore di tutti». Anche il linguaggio tradisce gli stessi ministri del cristianesimo: pensiamo al “boccone del prete” o al significato dello “stare da papa”.
Papa Francesco ha provato a invertire la tendenza con piccoli gesti quotidiani, con la scelta di vetture e appartamenti ordinari, con l’umiltà di certi incontri da prete semplice tra la gente.
Se vogliamo conformarci a Gesù, però, tocca a noi cambiare la mentalità. Essere più felici di un figlio onesto, serio, che non sta mai con le mani in mano, di uno che ha trovato il modo di vivere come un pascià, servito e riverito da tutti. Nella nostra vecchiaia e debolezza, probabilmente, ci starà molto più vicino.
COME CRISTO, SERVI

Mandaci, o Dio, dei folli,
quelli che si impegnano a fondo,
che amano sinceramente, non a parole,
e che veramente sanno sacrificarsi sino alla fine.
Abbiamo bisogno di folli che accettino di perdersi
per servire Cristo.
Amanti di una vita semplice, alieni da ogni compromesso,
decisi a non tradire, capaci di accettare qualsiasi compito,
liberi e sottomessi al tempo stesso,
spontanei e tenaci, dolci e forti.
Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione,
prenderei proprio quel catino
colmo d'acqua sporca.
Girare il mondo con quel recipiente
e ad ogni piede cingermi dell'asciugatoio
e curvarmi fino a terra,
non alzando mai lo sguardo oltre il polpaccio
per non distinguere i nemici dagli amici,
e lavare i piedi del vagabondo, dell'ateo, del drogato,
del carcerato, dell'omicida,
di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego più.
In silenzio, perché tutti capiscano il tuo amore nel mio.

                                                                                                       (Madeleine Delbrêl)

VANGELO VIVO

 Una laurea in ingegneria civile all'Aquila e una specializzazione in ambiente e territorio al Politecnico di Milano. Poi il lavoro di responsabile sicurezza, qualità e ambiente in un consorzio di aziende costruttrici di linee e impianti di energia da fonti rinnovabili. Quando scopre la "vocazione" Antonio Paoletti è adulto, ma riprende il cammino, in seminario, che lo porta il 13 maggio 2017, anniversario delle apparizioni di Fatima, a diventare sacerdote. Proprio lì ricevette la notizia della morte di un amico seminarista che lo confermò nella strada presa: sarà un ingegnere che costruisce con le "pietre" vive delle comunità a cui sarà inviato.


Su Telepace Trento (canale 601)

Sabato 22/09/18 ore 13.30 e ore 20.35
Domenica 23/09/18 ore 13.30 e ore 20.35

Con lo sguardo verso la Terra Santa
A Pinè in cammino verso Maria
Alzheimer Fest, una festa contro la solitudine
"Lasciami volare", testimonianza di un padre
 


FAMIGLIA, SCUOLA DI SOCIALITA'
Se cerco il luogo dove di fatto, più concretamente, più quotidianamente, si viene incontro al "più piccolo" -bambino, o anziano o malato - che ha fame, sete, freddo, paura...nessuno sa indicarmi qualcosa di meglio della famiglia. E da nessuna parte si vive fianco a fianco, così stretti, tra persone differenti - grandi e piccoli, uomini e donne, studenti e lavoratori - come qui. E non solo per qualche ora, come capita in viaggio. Questa sì che è democrazia!
La società ha bisogno della famiglia. Non si può vivere insieme e collaborare solo con la forza delle leggi.
La convivenza umana poggia su atteggiamenti di gratuità e di accettazione, di fedeltà e perdono e fiducia, di preferenza per gli ultimi. Non sono queste merci in vendita sul mercato del consumismo, né materie in lista per una riforma scolastica. Non esisterebbero, anzi, sembrerebbero impossibili in una cultura dominata dall’"avere", se non ci fosse la famiglia a trasmetterne l'esperienza e dimostrare l'esistenza.
La famiglia è scuola di umanità e di socialità.
Se una persona non frequenta questa scuola, difficilmente diventa sociale, socievole, democratica.
Forse è l'unica Facoltà di Socialità esistente al mondo. Esistono Facoltà di Scienze sociali, ma da nessuna parte si insegna ad amare, a vivere insieme.
Ha fatto scalpore, qualche anno fa, l'istituzione di un corso nell'amore, in una Università americana. In famiglia i corsi all'amore durano tutto l'anno e si frequentano dall'infanzia alla terza età.
Questa è una scuola artigianale, dove l'arte si apprende per imitazione, dove ognuno è maestro e alunno nello stesso tempo.