martedì 9 ottobre 2018

VENTOTTESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO B

                             Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».


Quest’uomo sembrava avere tutto. Egli era ricco e, in più, obbediva ai comandamenti divini. Si è rivolto a Gesù perché voleva anche la vita eterna, che desiderava fosse come una assicurazione a lunga scadenza, come quella che si ottiene da una grande ricchezza. Gesù aveva già annunciato che per salvare la propria vita bisognava essere disposti a perderla, cioè che per seguirlo occorreva rinnegare se stessi e portare la propria croce (Mc 8,34-35).
L’uomo era sincero e si guadagnò uno sguardo pieno d’amore da parte di Gesù: “Una sola cosa ti manca, decisiva per te. Rinuncia a possedere, investi nel tesoro del cielo, e il tuo cuore sarà libero e potrà seguirmi”. Ma né lo sguardo né le parole di Gesù ebbero effetto. Quest’uomo, rattristato, certo, ha tuttavia preferito ritornare alla sicurezza che gli procurava la propria ricchezza. Non ha potuto o voluto capire che gli veniva offerto un bene incomparabilmente più prezioso e duraturo: l’amore di Cristo che comunica la pienezza di Dio (Ef 3,18-19). Paolo lo aveva capito bene quando scrisse: “Tutto ormai io reputo spazzatura, al fine di guadagnare Cristo... si tratta di conoscerlo e di provare la potenza della sua risurrezione...” (Fil 3,8-10).


A un passo dal Cielo

Qual è la strada per giungere alla vita eterna? Il “tale” di cui ci parla il Vangelo di oggi sente questa domanda impellente, tanto da gettarsi in ginocchio davanti a Gesù per implorare il suo autorevole parere. Possiamo immaginare in lui il sogno di ogni essere umano di non essere a termine, ma anche la paura di poter perdere ciò che si è conquistato nella vita, spegnendosi nella polvere del nulla.
La risposta di Gesù pare scontata, per un buon ebreo: è l’elenco dei comandamenti. Non deve sfuggirci che Gesù cita soltanto quelli che sono obblighi nei confronti degli uomini e omette quelli che riguardano Dio. In fondo, lui premia l’amore e non è geloso se qualcuno l’ha confuso con altri dei.
Piuttosto, davanti a quell’uomo che confessa di aver seguito queste regole fin dalla giovinezza, Gesù non può fare a meno di fissarlo con amore. Ha trovato un grande uomo, sensibile e corretto, sa che il Padre è felice di lui, perché sta già costruendo il Regno di Dio. È fedele, rispettoso, onesto, sincero, giusto e non violento. Però... Gesù intravede un pericolo: il suo cuore è lega-to alle cose materiali, sarà pronto a lasciarle per entrare nell'eternità? Quell’uomo sarebbe un grande discepolo, ma ha il co-raggio di rischiare, aprendosi all’ignoto della sequela del Cristo?
Sappiamo che in quel momento non era pronto e se ne andò rattristato. Forse ha perso l’occasione della sua vita.



Su Telepace Trento (canale 601)

Sabato 13/10/18 ore 13.30 e ore 20.35
Domenica 14/10/18 ore 13.30 e ore 20.35

A Pergine la II tappa di "Passi di comunità"
"Illuminazioni", le opere di Lina Pasqualetti Bezzi
A Rovereto in cammino per la pace
Un convegno d'argento



PREGHIERA AI NOSTRI FRATELLI

Fratelli nostri che siete nel Primo Mondo:
affinché il suo nome non sia bestemmiato,
affinché venga a noi il suo Regno
e si faccia la sua Volontà
non solo in cielo ma anche in terra,
rispettate il nostro pane quotidiano
rinunciando voi al vostro sfruttamento quotidiano.
Non vi intestardite a ricevere da noi
il debito che non abbiamo fatto
e che continuano a pagare
i nostri bambini, i nostri affamati, i nostri morti.
Non cadete più nella tentazione del lucro, del razzismo, della guerra;
noi faremo in modo da non cadere
nella tentazione dell'ozio e della sottomissione.
E liberiamoci gli uni gli altri da ogni male.
Solo così potremo recitare insieme la preghiera di famiglia
che il fratello Gesù ci ha insegnato:
Padre nostro - Madre nostra,
che sei in cielo e che sei in terra.


                                                                                                      (mons. Pedro Casaldaliga)

 


VANGELO VIVO
 
«Fare qualcosa di concreto per gli altri». Così scriveva il giovane Matteo Galloni, nato in una famiglia benestante, all'indomani della sua prima esperienza di volontariato estivo in un campo di lavoro a favore delle popolazioni del Sud Sudan. In breve tempo non si accontentò di raccolte fondi e favori vari ai disagiati. Dopo aver recuperato varie famiglie del borghetto Prenestino di Roma, ispirato dall'esperienza di don Lorenzo Milani, Matteo decise di stabilirsi in una baracca in vendita e cominciò a dare lezioni con la sua fidanzata del tempo e un gruppo di amici ai bambini abitanti della borgata. Nacque così la "scuola della libertà", aperta 365 giorni su 365: una scuola di vita, di comunione, di bellezza nel conoscere e nell'apprendere. Nel tempo riuscirono ad acquistare dieci baracche, cambiando considerevolmente il volto e il clima di quella borgata.  
Negli anni successivi Matteo è diventato sacerdote e ha aperto la comunità Amore e Libertà, una famiglia per chi è in gravi difficoltà.