mercoledì 17 ottobre 2018

VENTINOVESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO B

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».


Gesù reagisce vivamente di fronte alla minaccia che pesa ancora una volta sulla sua comunità a causa dell’ambizione sfrenata di avere i primi posti, di conquistare il potere. La sua lezione è molto severa, quasi solenne. Egli propone in compenso una nuova economia sociale: quella di una comunità senza potere la cui sola regola è servire, fino a offrire la propria vita per i fratelli, bevendo il calice fino all’ultima goccia. E per tutti i suoi membri, perché tutti sono fratelli. All’immagine del capo che comanda si oppone quella del capo che serve. Ed ecco che i capi avranno paradossalmente un solo compito: servire. Il suo prototipo è il Messia, diventato piuttosto il Figlio dell’uomo, schiavo di tutti gli schiavi, per il riscatto dei quali egli offre quello che possiede e quello che è: tutto. Egli ha appena formulato il suo progetto di comunità, la sua carta “costituzionale”, alla quale tutti i partecipanti devono aderire: ognuno è servitore di tutti.


Il vero onore


Chi è un grande? Un leader politico? Un manager superpagato? Uno sportivo che detiene il primato del mondo nella sua disciplina? Uno scienziato che scopre nuove cure per il cancro? Un artista o un inventore che sa precorrere i tempi? O una persona normale, equilibrata, che può dirsi felice di ciò che ha ed è?

Sì, chi consideriamo grande è anche colui che vorremmo, almeno parzialmente, copiare. È il sogno che proiettiamo sui nostri figli, è il giudizio che diamo alla nostra vita: tutti abbiamo bisogno di sentirci grandi, cioè realizzati in ciò che abbiamo scelto.

Giacomo e Giovanni puntano in alto: vogliono la gloria nel Signore, accanto a lui. Gesù si chiede: sono disposti ad accettarne il prezzo? Dovranno passare attraverso dure persecuzioni, se vorranno essere come lui.

Ma, per Gesù, la vera gloria non necessita di cose eclatanti. È sufficiente lo spirito del dono, di colui che sa mettersi a disposizione degli altri, la cui vita serve a molti. Un grande è l’ultimo dei servi, se leale e fedele. Grande è la donna a servizio di suo marito e della sua famiglia; grande è chi compie i gesti più umili per il bene degli altri. I veri cristiani sanno ridare dignità ai mestieri meno apprezzati dal mondo, ma indispensabili. Immensamente grandi nel Regno di Dio.   



BASTA IL CUORE

Basta un fiocco di neve per far nascere un fiume.
Basta una goccia d’acqua per forare una pietra.
Basta una stella per illuminare il cielo.
Basta un fiore per rallegrare il deserto.
Basta un sorriso per dar vita all’amicizia.
Basta un «sì» per consegnarsi alla persona amata.
Basta una lacrima per cancellare
una montagna di peccati.
Basta uno spicciolo per far grande il tesoro.
Tu sei un Dio straordinario, Signore,
perché giudichi grande e meraviglioso
ciò che è piccolo e ordinario;
perché niente misuri con il metro,
ma solo e sempre
in base al silenzioso e nascosto battito del cuore.
Aiutami, Signore, ogni giorno
a donarti sempre il meglio di me, anche se è poco,
dal momento che non mi chiedi
di fare cose straordinarie
ma soltanto che faccia le cose ordinarie
con un cuore straordinario. 

                                                                          (don Averardo Dini)









    

 
VANGELO VIVO
Agosto 1991. Mondiali di calcio under 17. Italia-Argentina. In campo gente come Alex Del Piero, Alessio Tacchinardi, Juan Sebastian Veron. Ma il premio di uomo del match va a Graziano Lorusso, regista dal piede fatato che aveva portato con un suo goal allo scadere il Bologna allo scudetto di categoria. Per alcuni anni la sua strada sembra segnata. Poi i primi dubbi per un ambiente che non lo soddisfa del tutto. L'incontro con i francescani e nuovi "allenamenti", ad Assisi, nella preghiera e nello studio. Fra' Graziano diventa sacerdote, cappellano ospedaliero e assistente dei giovani. «Da ragazzo sognavo una vita felice - confida - e questa non mi manca». 



Su Telepace Trento (canale 601)

Sabato 20/10/18 ore 13.30 e ore 20.35
Domenica 21/10/18 ore 13.30 e ore 20.35

 In ricordo di San Giovanni Paolo II
“Paolo VI e Oscar Romero sono santi”
Le origini dell’Azione Cattolica
Un “Sogno di guarigione”
La solidarietà in prima linea
Storia di un’ebrea bohema
La Fondazione Fontana compie vent’anni
“Nel cuore nessuna croce manca”